martedì 5 gennaio 2016

L'arte di saper perdere


A nessuno piace perdere, a nessuno piace rifare da capo qualcosa, a nessuno piace essere derisi per magari un lag o altro, ma quando il perdere è motivato perché non farlo?

Facendo babysitter mi capiva di giocare a party game con bambini, e che faccio? Faccio in ogni modo di perdere, commento errori scemi e mi sfido a non farmi scoprire e poi li vedo sorridere per la loro vittoria e mi si scalda il cuore. 

Mi fa gioire perdere per questa causa, mi capita di farlo anche con la mia famiglia, e non è per vantarmi perché sono brava o chissà cosa (perché sono mediocre....) ma visto che loro non hanno la manualità che ho io, non conoscono il gioco in se, perché dovrei vincere così facilmente? Mi rende felice la loro vittoria, perché riesco a farli sorridere, e compiacersi delle loro capacità. E io che da sempre ho amato giocare per conto mio, ogni tanto mi capita di provare a giocare in compagnia. Mi diverto, mi arrabbio e rido come non mai. Non m'interessa vincere, non m'interessa niente se non giocare per il gusto di farlo. Però certe volte e soprattutto con certi giochi mi piace mettermi alla prova, magari incasinandomi la partita di proposito e poi anche perdere se esagero, ma almeno non mi annoio e non rimango ad aspettare il mio avversario di turno.

Poi ovviamente non siamo tutti uguali, ci sono persone che a forza di perdere sfogano la loro rabbia negli innocenti pad (facendosi loro più male) oppure come me limitandosi a un linguaggio più colorito del consueto. Ma in ogni caso perdere per me non è un dramma, anzi, mi stimola a riprovare e riprovare finchè non spengo perché andando avanti in quel momento sono certa di non poter andar avanti e quindi rimando a qualche ora più tardi o al giorno dopo.

C'è stato però un episodio che mi ha davvero rattristato con il gioco Dwarf Fortress, per chi non lo sapesse il motto di questo gioco è per l'appunto "losing is fun" perché è estremamente facile perdere soprattutto inizialmente. Partendo da quel presupposto però ho deciso di provarlo, ho guardato varie guide e video per capirmi coi tasti e sul da farsi e poi via. Man mano che arrivavano i nani li ho soprannominati come mi piaceva di più per ricordarli ed è stato proprio per questo che ci ho sofferto. Dandogli un nome ha significato dargli un identità e quindi in un certo senso si è legato a me, e vederli agonizzare per poi morire e uno a uno è stato una sofferenza. Da quel giorno ho bandito quel gioco dalla mia vita, perché per quanta voglia abbia di giocarlo mi dispiace troppo vederli morire, e non voglio stare così male. Questo per dire che comunque sia anche se non mi turba perdere ci sono anche qui le eccezioni e direi anche per fortuna!

4 commenti:

  1. Bel post! Sai anche io anni fa quando giocavo con mia sorella a giochi come CTR o i vari Tenkaichi facevo sempre in modo di perdere almeno 1 volta su 3 partite, tanto per farla continuare a giocare lol
    (anche se il più delle volte non serviva proprio)
    Tipo perdere contro altri giocatori umani non mi fa arrabbiare più di tanto, anzi mi diverto e basta.. Mentre è il perdere contro la CPU che proprio mi manda fuori dai gangheri :c perchè la CPU imbroglia, quando deve essere difficile è bastarda e usa azioni o di difesa o di attacco non consone e programmate :/
    poi vabè è raro che mi arrabbi anche contro la cpu, mi è successo solo con 4-5 giochi in totale u.u
    E tipo io non ho mai rotto nessun pad, anche se le hanno prese, eccome se le hanno prese C:

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  2. Belle parole. Anche se a volte è veramente difficile perdere, nel senso di perdere qualcuno, perdere qualcosa. Anche perdere nel senso di non vincere contro qualcun'altro, non è così facilmente interpretabile però, fai l'esempio dei bambini e ci sono tantissime sfaccettature

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    1. La parola in se è davvero molto ampia, io ho cercato di raccontare quello che accade nel mio piccolo.

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