Con i giochi non si
dovrebbe imparare niente di buono, giusto? Eppure ecco un documentario
interattivo su una popolazione reale poco conosciuta, ma perché parlare della
fetta educativa dei giochi quando ci sono migliaia di giochi di guerra e
sanguinari da usare come capro espiratorio? Già con la recensione di Valiant
Heart avevo trattato questo argomento, che mi sta davvero a cuore visto che si
tratta del media che più preferisco e mi chiedo perché ancora si preferisca
mostrare il lato facile e non quello che possa valorizzare i videogiochi a
persone che magari non ne capiscano un H e si basano solo su quello che dice la
stampa. Eppure ci sono titoli che insegnano, ci sono titoli interessanti e
appassionanti che ti fanno scoprire un mondo nuovo, un mondo reale e questo
vuole essere mostrato a tutti, e quindi perché non con un gioco che arriva
ormai più facilmente anche ad un bambino?
Never Alone trova
origine in una fiaba della popolazione dell'Alaska: gli Inupiaq. Mentre
giocheremo si sbloccheranno dei filmati, che saranno dei veri e proprio
documentari che riguardano ogni cosa all'interna del gioco, scopriremo così che
queste fiabe sono semplicemente storie della buonanotte che si tramandano per
via orale, scopriremo come vive e viveva questa gente in una terra difficile da
gestire, le loro usanze, e la vita degli sviluppatori e di chi ha partecipato
alla creazione di questo gioco. Ogni storia ha un fondo di verità, e anche nel
gioco sono state esposte scene reali come l'andare alla deriva su un fragile pezzo di ghiaccio. Il gioco è un
plantform con enigmi, e la protagonista è una ragazza che vedendo la sua
famiglia e il suo villaggio in difficoltà per colpa di una tempesta di neve
decide di cercare la causa di questo mal tempo e porvi rimedio. Nella sua
avventura una volpe accorrerà in suo aiuto permettendo così di giocare in coop
locale, o in singolo utilizzando due personaggi a seconda di cosa servirà per
andare avanti. Mentre ne utilizziamo uno l'altro verrà mosso dalla cpu che
semplicemente ci seguirà. L'avventura non sarà molto lunga, ma è molto carina e
adatta a tutte le età perché per l'appunto è una fiaba trasportata in un
videogioco.
Questo gioco non
sarà il più bello, non il più divertente, non il meglio fatto, ma è
interessante. E' una scoperta, un viaggio in una realtà non poi così distante,
un metodo di apprendimento che bisognerebbe davvero molto più utilizzare perché
arriva a tantissimi e rimane in memoria, rimane perché stai giocando per
imparare qualcosa di nuovo, quindi ti diverti e questo momento allegro si
trasforma anche in un arricchimento del nostro bagaglio culturale perché
altrimenti dubito che moltissimi, ma anche la sottoscritta si andrebbe ad
informare di determinate tematiche, popolazioni. Ed è proprio per questo che mi
da fastidio che non si parli di questi videogiochi alla massa, perché non
mostrare quanto di bello e di bene possono fare? Ci sono tanti giochi che
inseriscono note storiche, curiosità, e altro, eppure mai leggo un articolo al
riguardo o se lo fanno sembra proprio una cosa buttata là, fatta per sforzo e
senza nessuna passione, e niente che trasmetta. In nessun modo ho mai trovato
un articolo che trattasse di un lato positivo, di qualcosa di bello scritto da
una persona competente e che gli piaccia, perché ok ci sono le testate che
parlano solo di videogiochi dove ci lavorano (o lo fanno per passione) che
scrivono con amore per questo media, ma se dei videogiochi a tizio X non frega
niente non ci entrerà mai a leggere una recensione o articolo, invece se su una
rivista qualunque, un quotidiano pubblicano un articolo su un gioco perché ogni
volta questo deve essere pessimo? Perché non può essere bello e invogliante ad
attirare persone invece che farle scappare? Mi fa rabbia, perché è troppo
facile additare in negativo un prodotto senza conoscerlo e senza sapere tutto
il lato serio e bello che c'è.
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