martedì 18 aprile 2017

Never Alone


Con i giochi non si dovrebbe imparare niente di buono, giusto? Eppure ecco un documentario interattivo su una popolazione reale poco conosciuta, ma perché parlare della fetta educativa dei giochi quando ci sono migliaia di giochi di guerra e sanguinari da usare come capro espiratorio? Già con la recensione di Valiant Heart avevo trattato questo argomento, che mi sta davvero a cuore visto che si tratta del media che più preferisco e mi chiedo perché ancora si preferisca mostrare il lato facile e non quello che possa valorizzare i videogiochi a persone che magari non ne capiscano un H e si basano solo su quello che dice la stampa. Eppure ci sono titoli che insegnano, ci sono titoli interessanti e appassionanti che ti fanno scoprire un mondo nuovo, un mondo reale e questo vuole essere mostrato a tutti, e quindi perché non con un gioco che arriva ormai più facilmente anche ad un bambino?


Never Alone trova origine in una fiaba della popolazione dell'Alaska: gli Inupiaq. Mentre giocheremo si sbloccheranno dei filmati, che saranno dei veri e proprio documentari che riguardano ogni cosa all'interna del gioco, scopriremo così che queste fiabe sono semplicemente storie della buonanotte che si tramandano per via orale, scopriremo come vive e viveva questa gente in una terra difficile da gestire, le loro usanze, e la vita degli sviluppatori e di chi ha partecipato alla creazione di questo gioco. Ogni storia ha un fondo di verità, e anche nel gioco sono state esposte scene reali come l'andare alla deriva su  un fragile pezzo di ghiaccio. Il gioco è un plantform con enigmi, e la protagonista è una ragazza che vedendo la sua famiglia e il suo villaggio in difficoltà per colpa di una tempesta di neve decide di cercare la causa di questo mal tempo e porvi rimedio. Nella sua avventura una volpe accorrerà in suo aiuto permettendo così di giocare in coop locale, o in singolo utilizzando due personaggi a seconda di cosa servirà per andare avanti. Mentre ne utilizziamo uno l'altro verrà mosso dalla cpu che semplicemente ci seguirà. L'avventura non sarà molto lunga, ma è molto carina e adatta a tutte le età perché per l'appunto è una fiaba trasportata in un videogioco.

Questo gioco non sarà il più bello, non il più divertente, non il meglio fatto, ma è interessante. E' una scoperta, un viaggio in una realtà non poi così distante, un metodo di apprendimento che bisognerebbe davvero molto più utilizzare perché arriva a tantissimi e rimane in memoria, rimane perché stai giocando per imparare qualcosa di nuovo, quindi ti diverti e questo momento allegro si trasforma anche in un arricchimento del nostro bagaglio culturale perché altrimenti dubito che moltissimi, ma anche la sottoscritta si andrebbe ad informare di determinate tematiche, popolazioni. Ed è proprio per questo che mi da fastidio che non si parli di questi videogiochi alla massa, perché non mostrare quanto di bello e di bene possono fare? Ci sono tanti giochi che inseriscono note storiche, curiosità, e altro, eppure mai leggo un articolo al riguardo o se lo fanno sembra proprio una cosa buttata là, fatta per sforzo e senza nessuna passione, e niente che trasmetta. In nessun modo ho mai trovato un articolo che trattasse di un lato positivo, di qualcosa di bello scritto da una persona competente e che gli piaccia, perché ok ci sono le testate che parlano solo di videogiochi dove ci lavorano (o lo fanno per passione) che scrivono con amore per questo media, ma se dei videogiochi a tizio X non frega niente non ci entrerà mai a leggere una recensione o articolo, invece se su una rivista qualunque, un quotidiano pubblicano un articolo su un gioco perché ogni volta questo deve essere pessimo? Perché non può essere bello e invogliante ad attirare persone invece che farle scappare? Mi fa rabbia, perché è troppo facile additare in negativo un prodotto senza conoscerlo e senza sapere tutto il lato serio e bello che c'è.

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